martedì 20 marzo 2007

Eraserhead e le visioni di David Lynch

Questo è un estratto della mia tesi in Storia e critica del cinema.

“Kubrick mi fece il complimento più bello. Poco prima di iniziare le riprese di The elephant man, in Inghilterra, arrivarono sul set alcuni tizi della Lucas Films. Si erano fermati a far visita a Jonathan Ranger ed erano passati a salutarmi. Stavamo chiacchierando all’entrata dei Lee International Studios, a Wembley, quando a un certo punto dissero: «Siamo felici di averti incontrato, David, perché l’altra sera eravamo a Elstree con Kubrick. Abbiamo discusso un po’, e poi lui ci ha chiesto: “Ragazzi, stasera vi va di venire a casa mia a vedere il mio film preferito?”» «Certamente!», risposero; ci andarono, e il film in questione era Eraserhead”.

Sembra che Kubrick abbia addirittura detto che è l’unico film che avrebbe voluto dirigere lui stesso. Per un pittore che si avvicina quasi involontariamente al cinema, per cercare di animare i suoi quadri come lui ha detto, il cammino artistico risulta già segnato da una spiccata visionarietà. I suoi primi lavori sono, infatti, dei veri quadri animati, inquietanti e suggestivi, assolutamente originali. Le riprese di Eraserhead partono nel 1972 ma ci vorranno altri quattro anni prima della conclusione del film. Gli attori del film sono tutti sconosciuti ma il protagonista Jack Nance diventerà uno degli attori-feticcio di Lynch, che comparirà in ruoli più o meno importanti in tutti gli altri film dell’autore.


I titoli iniziali

Come giustamente afferma anche Caccia nel suo saggio, raccontare la “trama” di Eraserhead è impresa inevitabilmente votata al fallimento. La trama, come spesso succede per le opere di Lynch, è frutto di una sogno, di una visione iniziale. Il regista non sa mai cosa succederà, ha delle idee che balenano nella sua mente e che si trasformano in elementi chiave delle sue scene. Poi, come i pezzi di un puzzle, queste idee vengono concatenate ed ottiene la visione globale del suo film; Eraserhead è nato così.

Che simpatica creatura!

La produzione del film incontra notevoli difficoltà economiche e Lynch sembra sul punto di fermarsi e abbandonare le sue idee. Finalmente nel 1976 il film viene ultimato; la “prima” di Eraserhead viene accolta negativamente, il film è assurdo e surreale. Grazie al distributore Ben Barenholtz, che aveva inventato gli spettacoli di mezzanotte nei quali venivano proiettati appunto i midnight movies, il film di Lynch entra in un circuito sotterraneo di appassionati e diventa un cult.
I personaggi del film si muovono in un universo indefinibile, quasi un incubo senza possibilità di fuga.
Henry e Mary, i coniugi del film, hanno un figlio, una creatura deforme, raccapricciante, partorita dalla mente visionaria di Lynch. Questo aspetto è tipico del primo Lynch, l’attività procreativa genera inquietudine. Il sogno si mescola alla realtà (ammesso che esista in questo film) e il confine è sottile, lo spettatore non è in grado di percepirlo. La creatura del film è fortemente simbolica: è la proiezione, il transfer del disagio del protagonista Henry e della sua paternità indesiderata.
C’è un altro confine altrettanto labile che emerge dal film, come anche si vede in The elephant man (1980), ed è quello tra “normalità” e “diversità”: il piccolo neonato è orrendamente deforme, è un mostro, proprio come viene considerato John Merrick. I suoi lamenti, i suoi movimenti, tuttavia, ricordano veramente quelli di un neonato vero. In The elephant man Merrick è un mostro agli occhi dei nobili, però in seguito dimostra tutta la sua intelligenza arrivando a comportarsi con modi estremamente eleganti e dignitosi: quello che prima era un mostro adesso è qualcosa che assomiglia a noi stessi, alla nostra presunta “normalità”.
Una delle scene più assurde del film è quella della famiglia di Mary, un ritratto folle e grottesco, allucinato: la nonna ha uno sguardo fisso, il padre ha un braccio paralizzato, la madre di Mary si alza all’improvviso e si avvicina al collo di Henry come se fosse un vampiro e per non finire il pollo nel piatto di Henry si anima muovendo le zampe.

Dalla testa del protagonista escono le sue inquietudini...

A proposito dello stile, Chion, nel suo libro dedicato all’autore, dice: “Il linguaggio di Lynch altro non è che l’applicazione di un linguaggio comune. Ma il cinema è un sistema talmente forte che è sufficiente dilatare questa o quella dimensione per dargli un aspetto del tutto diverso e ritrovare un’espressività e un’eloquenza sorprendenti”. La macchina da presa assume raramente punti di vista eccentrici o angolazioni bizzarre. In realtà, l’impressione di straniamento che si ricava dalla visione di un film come Eraserhead deriva da un uso “aberrante” dei codici stilistici classici, che sono destrutturati dal loro interno, senza peraltro venire rivoluzionati. La vera novità sta nel “dilatare” tempi e spazi delle inquadrature sino a renderle insolite.
L’inquietudine che Eraserhead genera sta proprio in questa dilatazione dello spazio e del tempo. Senza dubbio, una delle qualità più incredibili del cinema lynchiano è il sonoro, sia per quanto riguarda le musiche, composte dal suo fidato amico Angelo Badalamenti, che i rumori. C’è una specie di fusione tra i rumori e le musiche che creano un’atmosfera davvero avvolgente e misteriosa; la componente sonora è fondamentale in Lynch. In Eraserhead i suoni non aggiungono né commentano nulla e sembrano provenire da luoghi insoliti e remoti, proprio come il teatrino dietro il termosifone.


Il mitico Jack Nance che interpreterà Pete Martell in Twin Peaks